Nino D’Angelo parla ai microfoni di Marte Sport Live e ricorda quel 10 maggio 1987: “Ero a Secondigliano da un mio amico, è stato un momento che non si può spiegare. Per me il Napoli è più di una squadra di calcio, si identifica con la città che difficilmente vince. Siamo un popolo autodistruttivo, quindi un trionfo resta nella memoria. Poi avevamo Diego Maradona, il più grande in tutti i sensi. Tutti abbiamo vinto quello scudetto, ricordo che le strade si riempirono in un attimo. Comunque non dimentichiamo il presente, giochiamoci la Champions fino all’ultima giornata, purtroppo siamo stati sfortunati a Bologna. I rossoblù erano davvero carichi, sembravano in lotta per lo scudetto. Probabilmente abbiamo perso il terzo posto prima, la rosa è un po’ ristretta. Lavezzi? Gli argentini sono scugnizzi, le voci sull’addio non mi fanno piacere. Io lo vedo come l’anima del Napoli, è uno che lotta, poi sta diventando grandissimo in maglia azzurra. Comunque se un giocatore decide di andar via per motivi economici, non possiamo dire niente. O’ surdato nnammurato? Non è una canzone relativa al calcio, è una delle più belle nel panorama mondiale, i tifosi delle altre squadre non potrebbero cantare quella mia. ‘Quel ragazzo della curva B’ è riconosciuto come l’inno del Napoli, sostiene chiaramente la squadra e nessuno potrebbe cantarla se non tifa Napoli”.