VITTORIO RAIO
L’importante era vincere e il Napoli ha vinto. Dopo aver umiliato la Fiorentina in campionato e il Wolfsburg in Europa League, gli azzurri hanno rifilato tre gol anche al Cagliari di Zeman. Quando qualcuno fa notare che Fiorentina e Wolfsburg si sono consegnati al Napoli o che il Cagliari fa acqua (ma nel primo tempo ha rischiato di segnare tre gol agli azzurri), si può tranquillamente replicare che non è un problema che può interessarci: il Napoli affronta gli avversari che i calendari gli destinano. Quindi, sotto a chi tocca, ma piano con gli entusiasmi.
E’ vero che il Napoli ha gettato solidissime basi per agganciare la semifinale europea e per sognare di arrivare alla finale di Varsavia; è vero che con le due vittorie in campionato si è riavvicinato alla zona-Champions, ma è altrettanto vero che questi tre successi se da un lato destano entusiasmo ed euforia, dall’altro provocano rabbia e rammarico per quanto si poteva fare meglio.
Il Napoli viaggia a meno 11 rispetto allo scorso torneo; il Napoli era in lotta con la Roma per sottrarle il secondo posto ed ora si ritrova a meno 5 dalla Lazio e dalla Roma a causa di una serie negativa di prestazioni e di risultati. Con colpe di Benitez e della squadra. Tanto da rendere necessario l’intervento di De Laurentiis. Un intervento che il presidente mai avrebbe voluto adottare, ma notando che altri non provvedevano, ricordando anche una promessa di premi e vedendo il Napoli arrancare, allora, anche prendendosi il rancore della squadra, è stato costretto a decidere. Non una punizione quel ritiro, ma solo un invito agli azzurri a riflettere sulle proprie potenzialità, su quanto si poteva fare e non era stato fatto, una presa di coscienza e di responsabilità di tutti. Malgrado il muso storto, mettere il mondo al di fuori dello spogliatoio e certi atteggiamenti di Benitez e della squadra, sta di fatto che il Napoli in silenzio e in ritiro ha ottenuto tre vittorie, ha ripreso a giocare bene, ha gettato le basi per chiudere bene la stagione dopo gli errori in Champions (Bilbao) e quelli incredibili in campionato.
Ovviamente ritorna alla mente una riflessione: l’organico non è certamente competitivo per lo scudetto, ma non è certamente da quinto o sesto posto, da figure meschine contro formazioni nettamente inferiori, non è tale da farsi eliminare dal Bilbao in Champions o da farsi mettere sotto dalla Lazio in campionato e in Coppa Italia. Ecco perché Benitez, prima di chiedere garanzie per il futuro che lui e la squadra avevano compromesso e di dettare condizioni per restare, faccia il mea culpa su quanto aveva fatto perdere alla società in precedenza, rifletta sui danni visibili e su quelli non visibili. Supponenza, alterigia, arroganza, presunzione e boria non sono certamente pregi di cui vantarsi. I “figli” di Benitez tengano a mente un aspetto: per bravo che sia, in due anni questo allenatore non si è mai assunto una sola responsabilità. Mai. Anche in presenza di colpe specifiche.