Un Napoli composto da tutti napoletani? E’ stato il pensiero e il desiderio, espressi, da Aurelio De Laurentiis in avvio della sua gestione. Il presidente rimase affascinato da questa ipotesi immaginando l’amore che quasi sempre lega chi è napoletano al Napoli. Poi, nel tempo, negli anni, il patron ha dovuto rivedere questa possibilità, si è ricreduto. Ipotesi sempre affascinante, suggestiva, bellissima, ma quasi impossile da realizzare. Per svariati motivi, anche per le caratteristiche umane e professionali dei singoli. Non solo per motivi economici, ma anche per scelte degli allenatori. Con alcuni addirittura si è fatto fatica a convincerli a vestire l’azzurro. Eppure di talenti napoletani tra A e B ce ne sono decine e decine: Mirante, Di Natale, Quagliarella, Criscito, Floro Flores, Cannavaro, Migliaccio, Immobile, Palladino, Vives, per citare qualche esempio. Dunque, l’ipotesi è diventata sempre più remota e, soprattutto con Benitez, il Napoli è diventato e diventerà sempre più internazionale. Un po’ come l’Inter di Mourinho. Di italiani ne sono rimasti sempre meno in organico, ovviamente anche di calciatori napoletani. Nella prossima stagione, ad esempio, non è da escludere che ci possa essere il solo Insigne a far parte dell’undici titolari, non è da escludere che, con la quasi certa partenza di Maggio, si assottigli sempre più il numero degli italiani nel gruppo che verrà affidato a Rafa. Un bene, un male? Sarà il tempo a stabilirlo. Quell’Inter ha vinto tanto e ha vinto ovunque. La speranza è che anche il Napoli, con i dovuti e necessari inserimenti soprattutto nella fase difensiva, sappia migliorare l’organico, qualitativamente e quantitativamente, sappia vincere rispettando le attese dei tifosi che amano il Napoli. “Al di là del risultato” come recita lo splendido, significativo striscione in curva B.