Spalletti: “Io e Sarri abbiamo aspetti in comune, lui è un Masaniello calcistico. Il +18? Difficile far finta di niente”

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Luciano Spalletti presenta in conferenza stampa la sfida tra Napoli e Lazio.

Che tipo di partita è domani?

“E’ vero che ci portiamo dietro una cultura di lavoro iniziata dagli altri. Ci portiamo un modo di stare in campo da parte di giocatori che c’erano prima. Sarri ha degli aspetti che sono simili. Entrambi amiamo la tuta, poi questa idea di voler fare la partita e comandare il gioco. Poi vogliamo il possesso palla che deciderà dove andrà la partita. Dovremmo poi parlare dei ritmi e delle dimensioni del possesso. E’ importante anche il gioco verticale, bisogna saper alternare, dipende pure dagli avversari. Sarri è stato un po’ un
Masaniello dal punto di vista calcistico, è diventato il capopopolo di una rivolta del modo di vedere il calcio. Come ho già detto in precedenza, quando ero a casa, vedevo sempre il Napoli di Sarri e lo applaudivo. Sui campi di Castel Volturno ancora ci sono le linee di passaggio del Napoli di Sarri, questo è il mio pensiero. Non me ne frega dei paragoni”.

Nota una maggiore maturità da parte della piazza?

“C’è una conoscenza del calcio in generale. Diventa fondamentale che i nostri tifosi non vadano ad aspettarci all’arrivo ma che scendano in campo assieme a noi. Non devono dare retta a quelli che vogliono farci levare le mani dal volante alzandole in segno di vittoria, quando abbiamo ancora tante curve da affrontare. Ci sono tanti napoletani in giro per il mondo che si emozionano. Per noi questo è fondamentale”.

Osimhen l’ha elogiata, che ne pensa?

“Vediamo se lo dicono quelli che lo dicono di meno – sorride – tipo Demme. Meriterebbe di giocare per qualità di gioco. Diventa sempre facile lavorare con delle persone e dei ragazzi che hanno qualità e attitudine alla disponibilità. Dipende sempre dai calciatori che sono forti”.

Qual è il manifesto del Napoli di Spalletti? Quali sono le differenze tra il suo Napoli e quello di Sarri?

“Non so quale sia il mio manifesto, quello di Sarri lo conosce lui. Noi dobbiamo avere il coraggio di andare a giocare le partite. Dipende dal tipo di calcio che ti piace fare. Si cerca di percorrere una strada che ci piace. A me non piace proporre un calcio dove siamo tutti davanti alla difesa. Non l’ho mai fatto e quindi non la so raccontare ai miei calciatori e fargliela piacere. Credo che i miei calciatori siano contenti. Una delle mie battaglie è stata quella di riportare la gente allo stadio. Non conosco le differenze, Sarri è sicuramente più ordinato di me, la sua quadratura tattica è più leggibile della mia. La Lazio sta proponendo un calcio bellissimo e gli riconosco questa chiusura totale. Domani dobbiamo trovare la finestra per prendere aria, la porta sarà chiusa. Noi giochiamo anche addosso all’avversario. Non so quale sia l’impostazione migliore, a me piace la mia”.

Ha mai sognato di vincere lo scudetto?

“L’obiettivo di chi fa questo mestiere è arrivare il più in alto possibile e quindi lo scudetto. Non sono uno di quelli che vuole vincere a tutti i costi e poi fallire. Mi piace collaborare con la società e intraprendere un discorso corretto”.

La vittoria con la Lazio all’andata fu uno spartiacque?

“Per me i due pareggi precedenti hanno dato la svolta. Hanno dato la capacità al sacrificio e poi è scattato qualcosa. Si è alzato il livello con la costanza del lavoro. Questo succede sempre”.

Sarri è il Masaniello del calcio, lei?

“Per quanto mi riguarda, lasciamo perdere”.

Sarri ha parlato di scudetto perso in albergo, è vero?

“Deve parlarne Sarri. Sicuramente il risultato di Inter-Juve ha influito, secondo lui molto. Parlo sempre di me stesso, quando le cose non vanno come vorrei, non gli altri. Noi stavamo vincendo quel match con la Juve, probabilmente ho fatto delle sostituzioni che hanno influito sul risultato. Eravamo troppo sofferenti in quel momento. Non voglio parlare dell’arbitro, ripeto il responsabile come allenatore della squadra sono io. Quello che poi abbiamo fatto ad Empoli, potevamo farlo contro la Juventus. Ma non sono io il responsabile di quanto accaduto”.

C’è una sorta di rivincita personale per il rendimento del Napoli dopo la parentesi all’Inter?

“Non devo prendermi rivincite personali. Alcune pagine dei tifosi dell’Inter mi fanno piacere, ho sempre dato il massimo a Milano. Ho litigato per il bene della società e della squadra. Ci sono tanti appassionati, continuo a lavorare in maniera corretta. Sono bravo se la squadra gioca bene a calcio”.

Il Napoli di Spalletti è anche studiato. E’ soddisfatto?

“Non penso a me, dipende dai calciatori. Abbiamo ancora molte partite da giocare e vogliamo affrontarne una per volta, come se fosse avvenuto qualcosa. Non è accaduto niente, vogliamo pensare alla partita di domani e basta”.

Cosa è più stimolante adesso?

“Mancano ancora delle partite prima della Champions. Secondo me è un modo presuntuoso di ragionare che non deve appartenerci. La nostra felicità dipende da quella che riusciamo a dare ai nostri tifosi. Daremo tutto per lei che è la città. Vogliamo rendere felici i nostri tifosi per far esplodere Napoli di gioia”.

Molti parlano anche dei demeriti degli avversari per spiegare il dominio del Napoli. Che ne pensa?

“Onestamente non ci penso. Alla fine valuteremo se ci sono differenze con i nostri avversari. Domani è un derby per quella sorta di condominio di cui abbiamo parlato ad inizio stagione. Vogliamo guadagnare un altro pianerottolo. Questi calciatori stanno facendo delle cose importanti e straordinarie. Hanno disputato grandi partite”.

Il +18 in classifica lo considerate?

“Non lo consideriamo, dobbiamo valutare le partite che affrontiamo, come se fossero da dentro o fuori. Dobbiamo giocarle tutti allo stesso modo, magari pure in 10 come abbiamo fatto ad Empoli. Dobbiamo dare sempre un rispetto totale all’avversario, basta un dettaglio per invertire la tendenza”.

Si può pensare di aprire un ciclo con questo gruppo?

“Le basi sono buone, abbiamo a che fare con un gruppo di giocatori forte e sano. La società è stata brava a scegliere questi calciatori. Abbiamo elementi importanti che meriterebbero di giocare. Parlo di Elmas, ma anche di Raspadori che è il futuro dell’Italia. Stesso discorso per Gaetano e Zerbin. Zedadka non si è mai visto, ma mi avrebbe fatto piacere andare avanti in Coppa Italia per farlo giocare”.

Cosa ne pensa dell’entusiasmo della città?

“Diventa difficile far finta di niente, ma bisogna ribadire che dobbiamo restare concentrati sulle partite. Abbiamo bisogno del nostro pubblico”.