La sentenza della corte Ue favorevole alla Superlega secondo me è una vittoria di Pirro. Questo perché della vecchia SuperLega non è rimasto niente: Agnelli voleva un torneo chiuso ed al quale avrebbero partecipato sempre gli stessi, mentre ora potrebbe diventare una competizione meritocratica e con 64 squadre divise in tre serie. Rimangono, però, vari problemi. In primis sono rimasti solo due club e mezzo, tra quelli fondatori, con la Juventus che aveva dichiarato di uscire dal panel dei fondatori, ma ancora non l’ha fatto: come agirà, adesso? E chi si iscriverebbe a questo torneo, chiaramente osteggiato da FIFA e UEFA? Nessuna squadra inglese, per legge, potrebbe parteciparvi. E quando si disputerebbero le eventuali partite, in concomitanza con le coppe europee o i campionati nazionali? E quali sarebbero gli organi giudicanti? E quali gli arbitri? In base a quali criteri verrebbero scelti i partecipanti? Il calcio non è solo pensare ad un progetto e trovare gli sponsor: serve un’impostazione giuridica chiara. Già Berlusconi pensò ad un campionato europeo per squadre di club, ma fu abolito subito per l’opposizione delle federazioni. Come per la sentenza Bosman, si possono aprire dei contenziosi in grado di mettere fine al calcio come lo conosciamo adesso”.
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