Walter Mazzarri parla alla vigilia della sfida con l’Inter: “Il paragone con due anni fa non c’è: la matematica è diversa. Allora bastava solo un pareggio, domani non ci sono ancora i presupposti. Ora la differenza reti è a nostro favore, ma se il Milan dovesse recuperare, potrebbe cambiare. Qualsiasi cosa succeda, non ci sarà la matematica. Non dobbiamo pensarci: ho parlato così alla squadra che ha capito. Dobbiamo fare sei punti in quattro partite e non ci interesserà quello che hanno fatto gli altri. Sto parlando anche ora di tante cose del futuro, se viene il presidente, ci troviamo in una stanza e facciamo subito. Ho detto che non ne voglio parlare, quello che farò, lo valuterò ad obiettivo acquisito. Solo a quel punto deciderò cosa fare, dopo la partita con la Roma, saprete quello che farò, non prima. Poi se la società prende un’altra decisione, questo non si può prevedere. In dodici anni di carriera, so bene che basta una foglia a cambiare lo scenario. Il Barcellona ha perso male in Champions e si dice che è finito il calcio in Spagna. Basta poco a distruggere. Prima erano un modello, adesso bisogna seguire il Borussia Dortmund. La rosa è cresciuta tanto, posso contare sui vari Armero, Insigne e Inler. Molte partite si vincono con i cambi: tutti devono sentirsi importanti. La squadra non penserà alla sconfitta di San Siro, hanno tanti stimoli e pensano soltanto a chiudere la pratica. Vorrei chiudere al meglio questa annata. Il record di punti? Ne parliamo alla fine, ci sono numeri importanti, ma li analizzeremo più avanti. L’Inter? Non va sottovalutata, abbiamo fatto una fatica incredibile contro Cagliari e Atalanta. I nerazzurri sono settimi in classifica, ha giocatori importanti nonostante le tante assenze. Ci affronteranno con il sangue agli occhi, se non stiamo attenti e non facciamo la partita perfetta, rischiamo di fare una brutta figura. Vorrei concentrazione. Hamsik? Secondo me è cresciuto tanto, è più leader e più completo: ovviamente non deve mai accontentarsi, può migliorare ancora. Ha avuto un grandissimo rendimento. Io garante delle ambizioni future? Quando pareggiai quattro o cinque partite, si diceva l’opposto. Ora non ci pensiamo, il calcio è così. Se la squadra vince, l’allenatore è bravo; se perde, è la causa principale. Osvaldo? Il confronto con la società è continuo, non si parla per forza del mercato futuro. Sono il responsabile maggiore, ma mi aiutano i miei collaboratori, Santoro ma anche il diesse Bigon che è stato decisivo per la conferma di Dzemaili. Di mercato non parlo. Dzeko e Osvaldo sono forti, non devo dirlo io. Sono giocatori di altissimo livello. Se facessimo queste quattro partite al massimo, potremmo battere l’anno migliore di Maradona. Anche arrivare subito dopo sarebbe importante. Prima di me, il Napoli aveva fatto 50 punti, quindi abbiamo fatto qualcosa d’incredibile se si tiene conto dei parametri economici. Il 3-5-1-1 di Conte come il mio? Non voglio urtare la suscettibilità di nesuno, non rispondo. Rolando? Ha avuto poco spazio, per me è un giocatore importante: ha perso l’abitudine nelle partite vere, quindi preferisco non mettere incertezze. O lui o Gamberini partiranno dal primo minuto, Gamberini conosce bene il ruolo. A Napoli, un allenatore deve essere bravo sul campo e a gestire il gruppo senza mai dimenticare le esigenze dei tifosi e della proprietà. In questa piazza è più difficile. Per essere una grande squadra, è importante la continuità di rendimento. Noi c’abbiamo messo tanto, ma possiamo migliorare ancora sotto questo punto di vista. Se hai tanti giocatori come Buffon che sono abituati a certi livelli, è anche più facile riuscirci. La difesa? Meglio di noi ha fatto solo la Juventus. Non mi accontento mai, io voglio vincere sempre e arrivare primo. Quando i bianconeri hanno perso con la Roma e noi abbiamo fallito con la Samp, mi sono arrabbiato. Poi ho visto che loro sono invincibili: ne hanno vinte otto di seguito. I bianconeri hanno fatto qualcosa di fenomenale”.