Un salto in Procura, poi in Commissione Tributaria. Diego Armando Maradona ha approfittato del soggiorno a Napoli per sbrigare una doppia commissione. Il fuoriclasse argentino, accompagnato dai suoi avvocati Angelo e Sergio Pisani, ha confermato la querela nei confronti del comico Gene Gnocchi, che con un’infelice battuta aveva accostato il suo nome a quello dei cartelli colombiani per il traffico di stupefacenti. “Io solo posso sapere che cosa significhi essere vittime della droga e quali sacrifici siano necessari per uscire dalla tremenda schiavitù”, ha spiegato Maradona. “Da oltre dieci anni ne sono fuori e non permetto a nessuno di accostare il mio nome a quello dei narcotrafficanti, nemmeno per scherzo. Ai giovani dico che la droga è morte, è dolore, un modo per arricchire la criminalità. Non cadete in questa trappola perché è bello vivere, è bello lo sport quando è sano, all’insegna della natura e della pace”. Quindi la missione in Commissione Tributaria, dove Maradona ha consegnato la perizia giurata elaborata dai suoi consulenti, un dossier che spiega le ragioni per cui nulla è dovuto al fisco italiano, con una documentata cronologia di fatti e prove, ed una dichiarazione firmata di suo pugno: “Dopo anni di ingiusti attacchi mediatici ed esattoriali a mio danno grazie al lavoro dei miei avvocati e periti finalmente è dimostrato agli italiani e al mondo intero che non sono mai stato un evasore. Oggi addirittura posso dimostrare con documenti alla mano che quanto vogliono da me, anche con ingiusti atti di forza, venne già condonato e pagato nel 2003 da Ferlaino, mio datore di lavoro, nelle more delle cause sempre vinte dal Calcio Napoli”. Infine una dichiarazione di intenti: “Essere ambasciatore e testimonial di Napoli nel mondo è anche il mio sogno, perché amo l’Italia e amo Napoli, che sarà sempre la mia città”.
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