Pietro Lo Monaco parla a Forza Napoli Sempre: “Napoli-Udinese? Dell’Udinese che si affacciava al calcio importante e che faceva parlare un po’ tutti non c’è rimasto un granché. Ho visto un’accozzaglia di giocatori stranieri forti fisicamente ma assolutamente senza grande sostanza poi vedere che non gioca addirittura Samardzic… Il Lecce è tosto, è un misto di buona tecnica, danno pochi punti di riferimento agli avversari e sono molto combattivi. Hanno l’anima delle squadre che si devono e vogliono salvare. Corvino? In tanti anni ne abbiamo fatte di avventure e di cose. Lui dimostra che chi sa di calcio non ha assolutamente bisogno di tante cose. Inventa anche con un pezzo di pane duro le soluzioni giuste per la sua squadra. L’altra sera ho visto il Napoli dell’anno scorso per lunghi tratti. L’allenatore è stato bravo; ha dato un’anima, un’idea di gioco a questo gruppo che è rimasto lo stesso e in campo vanno loro. Dico la verità, se si sono parlati Garcia ha mostrato intelligenza nel capire che questa squadra deve giocare in un certo modo ed è delittuoso pensare di volerla cambiare. D’Aversa è un allenatore che ha le sue idee, il suo modo di vedere il calcio; è uno di quelli bravi, secondo me, che ha delle qualità e può far bene. Quando io sono rientrato il primo allenatore che ho contattato per una squadra di C è stato lui che però non se l’è sentita. Ma è un allenatore che ha delle capacità. Cajuste è un giocatore che si fa apprezzare per prestanza fisica, per come riempie il campo. Io penso che in Italia si imporrà Cajuste. Lindstrom è un giocatore che conosco da tempo, ha classe, tecnica ed ha bisogno che gli diano spazio visto che ha qualità importanti. Forse l’allenatore non lo conosceva perché non si spiega perché quando, per esempio, ha giocato Raspadori sull’esterno destro, quindi fuori ruolo, e non uno di ruolo, tra l’altro pagato anche abbastanza bene. Natan finora ha fatto due partite, pulito però non è stato granché impegnato. Mi preoccupa questo suo scivolare continuo. Ma lasciamogli il tempo di crescere. Anche Platini quando venne in Italia non era assolutamente Platini e lo divenne qui da noi. L’Italia fa miracoli perché non è il campionato più bello ma è il più difficile. Quindi uno che viene qui e fa le cose giuste migliora”