VITTORIO RAIO
Oggi, non si può essere felici. Il Napoli è definitivamente fuori dalla Champions nonostante le tante occasioni presentateglisi e le tante occasioni puntualmente sprecate per le indecisioni di Benitez e per le decisioni di Benitez, il più perdente dei vincenti, l’uomo che ha lasciato Napoli dopo la disfatta ed è andato a brindare a Madrid.
Rafa è partito dall’Italia per la seconda volta con un bollino: bocciato, miseramente bocciato. Dopo Milano, sponda Inter, Rafa lascia macerie anche a Napoli. E’ stato capace di sbagliare tre volte su tre l’ingresso in Champions: prima, contro il modesto Bilbao; poi, contro il Dnipro in Europa League; infine, in campionato dove, dopo aver perso la possibilità di arrivare secondo, ha visto sfumare anche il terzo ed infine il quarto posto, superato anche dalla Fiorentina. Per non parlare dell’altro traguardo mancato, la Coppa Italia, contro la Lazio.
Ieri sera, abbiamo assistito ad un altro “capolavoro” di Benitez. Per lui è stata solo l’ultima lezione ricevuta dal calcio italiano. Un fallimento per lui, una disfatta per il Napoli che, ora, si ritrova a dover ricostruire dopo che avrà spazzato le macerie lasciate dal tecnico spagnolo tutto pancia e presenza, tutto parole e sorrisi, ma pochi fatti e punti. Non c’era bisogno di una Ferrari per superare in autostrada una 500, ma lui ha fatto più volte trapelare, tramite i soliti plagiati, che ora gli è mancato questo, ora quello, infine quell’altro. E le colpe? Sempre di altri. Chiacchiere che, in questi due anni, hanno coinvolto emotivamente solo gente senza spessore professionale, senza personalità, gente affascinata dal verbo di questo signore che ha mostrato solo idee (spesso sbagliate) e poca sostanza. Non c’era bisogno di Mascherano o di altri per evitare le mediocri figure fatte contro avversari di minore caratura (come tecnici e come organici). Resteranno nel curriculum di Benitez le sconfitte e le umiliazioni subite contro formazioni come l’Empoli (con il massimo rispetto dell’Empoli). Per il pluridecorato Benitez figurelle contro i Sarri, contro valenti allenatori che non hanno il palmares di Rafallimento, ma certamente sono più intelligenti sotto il profilo tattico, sono meno integralisti, meno prevedibili considerando i potenziali tecnici che le rispettive società avevano messo a loro disposizione. Cambierà, Rafa, nel calcio spagnolo dove, considerando la valenza degli antagonisti, è più semplice giocare e vincere allenando il Real?
De Laurentiis, come ha riconosciuto dopo un anno, sbagliò a parlare di scudetto a Dimaro, ma certamente aveva creato un Napoli (con i suggerimenti e l’avallo di Benitez) che avrebbe potuto e dovuto fare meglio, certamente lottare e centrare il secondo posto alle spalle della Juventus. Invece, il tanto osannato Benitez per il secondo anno non ha capito che in Italia puoi vincere solo se hai una fase difensiva più che buona. Sono stati 39 i gol incassati nello torneo precedente e ben 54 quelli subiti nel campionato conclusosi. E la gara contro la Lazio ha confermato che il Napoli, grazie ai consigli di Benitez, è stato costruito male: non solo per il valore di alcuni singoli elementi, ma per le scelte sbagliate. Si dovevano rinforzare difesa e centrocampo ed invece si è badato ad altro.
A luglio del 2013 (in quel periodo fui l’unico, poi, piano piano, anche altri hanno seguito il mio pensiero) dissi che la fase difensiva del Napoli non mi convinceva, che si sarebbe rivelata quale il tallone d’Achille della squadra. I fatti, purtroppo, mi hanno dato piena ragione. Lui, Rafa, supponente, presuntuoso, integralista, spesso prevedibile nelle mosse e nelle scelte, ha pensato di poter sopperire alla principale carenza con il suo credo, con le sue idee. All’insegna dell’ “io sono Benitez”. I fatti, i punti presi, le sconfitte, le figure meschine sommate, le mortificazioni ricevute hanno dimostrato il contrario. Una vergogna per un Napoli costruito per gareggiare per il secondo posto (ed aveva i requisiti nonostante fosse monca e poco omogenea la fase difensiva) e finito soltanto quinto, alle spalle anche della Fiorentina.
Qualcuno dirà che il Napoli, ieri sera, ha perso perché Callejon nel primo tempo si è divorato un gol, che nella ripresa Higuain ha sbagliato un altro rigore… Ridicolmente ottusi: anche Maradona sbagliò un importantissimo rigore a Tolosa… Quelli di ieri sono episodi significativi di una singola partita. Se il Napoli è nuovamente fuori dalla Champions, se ne ha avuto un’altra gravissima perdita economica e di prestigio, lo deve solo ai fatti e ai misfatti di Benitez in questa stagione, un Benitez che è partito da Napoli avendo lavorato male, malissimo considerando il potenziale a disposizione. E la zona-Champions il Napoli non l’ha gettata via ieri sera, ma quando ha vanificato tante occasioni, quando non ha approfittato delle occasioni concessogli dalla Roma; quando si è fatto raggiungere e superare dalla Lazio; quando, per giocarsi tutto ieri sera, è stato costretto a gioire per il gol della vittoria della Roma nel derby!
Benitez se ne è andato ancora una volta dall’Italia da bocciato e umiliato. E andrà al Real che l’ha ingaggiato per quanto aveva fatto in precedenza, certamente non al Napoli. Proprio come aveva fatto il Napoli che l’aveva preso per il suo curriculum e non per quanto realizzato a Milano.
Benitez se ne è andato da umiliato anche se i plagiati gli cercano ancora sterili scusanti, anche se fanno di tutto per ignorare che Rafa ha partecipato alla costruzione del Napoli (se non d’accordo, perché non si è dimesso? gli facevano comodo i quasi 10.000 euro netti al giorno per due anni?). Per quanto riguarda i plagiati andavano capiti all’inizio dell’avventura italiana di Benitez. Inesperti, erano rimasti soggiogati da Felice Sorridente, dalle sue parole di comunicatore talvolta autolesionista. Dopo due anni, chi difende ancora Benitez lascia seri dubbi agli interlocutori. Dopo tante sconfitte contro modesti avversari da battere anche senza l’apporto di un Mascherano, dopo umiliazioni e mortificazioni, chi insiste, persiste nel difendere Benitez e il suo integralismo, beh, farebbe bene a rivedere parole e atteggiamento. Numeri, fatti e partite parlano in modo inequivocabile: l’unico nemico Benitez l’ha visto ogni giorno facendosi la barba. Comportarsi in modo diverso fa pensare a gente che non si arrende alla realtà, che non vuole ottusamente vedere la disfatta. Dell’allenatore più perdente dei vincenti.