Il peggior Napoli da quando Mazzarri lo allena. E’ stato questo il Napoli che ha affrontato l’Utrecht nel primo match di Europa League. E i tifosi del San Paolo, dopo aver calorosamente sostenuto gli azzurri per tutta la partita anche nei momenti più imbarazzanti, li hanno giustamente fischiati. Con l’onestà che lo contraddistingue Mazzarri, a fine gara, ha ammesso: “Mi sarei fischiato anche io”. Onestà e autocritica.
Ma cosa non ha funzionato? Può aver il Napoli dimenticato in due partite quanto di buono e di bello aveva fatto nella scorsa stagione con lo stesso allenatore e, più o meno, con gli stessi calciatori? Cosa è cambiato?
Proverò ad individuare pregi (pochi) e difetti (molti) di questo Napoli, ad indicarne i pro e i contro del momento, a capire il perché degli errori (tanti).
DIFETTI, CRITICHE E ACCUSE. Al Napoli è andata benissimo pareggiando contro l’Utrecht, squadra di modesta levatura, che ha messo più volte in difficoltà De Sanctis e gli altri.
Il pallone. Innanzitutto, sin dall’avvio dell’incontro, si è visto immediatamente che quasi tutti quelli del Napoli avevano difficoltà ad addomesticare il pallone. I passaggi, anche quelli a pochi metri, venivano regolarmente falliti. Santacroce imbarazzante in alcuni tocchi, idem De Sanctis, Cavani, Gargano, Yebda… L’imbarazzo nel gestire la palla è apparso ancora più evidente quando gli azzurri hanno calciato in porta, verso la porta per la precisione, o quando hanno provato a fare delle aperture o a battere calci piazzati. Con lo stesso pallone, però, ha giocato anche l’Utrecht.
Gli schemi. La squadra sembra aver dimenticato come si gioca. Va avanti più per inerzia che per convinzione. Ha difficoltà ad imbastire azioni che portino alla conclusione.
I tiri. Quasi in tutti gli incontri con Mazzarri allenatore, il Napoli ha prodotto palle-gol in quantità industriale. Nella peggiore delle ipotesi è andato al tiro almeno una decina di volte in ogni partita. Contro l’Utrecht niente. Il portiere Vorm si è limitato ad intercettare deboli conclusioni, a gestire un lavoro da… allenamento.
Le punizioni. Qualcuno dica a Gargano che non può contare sul fatto che uno su cento dei suoi tiri gli va in porta per insistere a calciare le punizioni.
La condizione psicofisica. Appare visibile come molti degli azzurri stiano avvertendo un periodo di grave difficoltà. Corrono poco e corrono male, in modo dispendioso, poco costruttivo per se stessi e per la squadra.
I singoli. E’ vero che Santacroce rientrava dopo un lunghissimo periodo, ma alcuni suoi disimpegni (se sbagli i tempi per anticipare l’avversario, metti in crisi il reparto, la squadra) hanno dimostrato perché, almeno in questo momento, Mazzarri gli preferisca Grava. Grava avrà anche commesso un errore contro il Bari, ma è certamente più affidabile. Come detto, almeno in questo momento. Lavezzi, dopo la doppia trasvolata oceanica, non è più lui. E pensare che prima era il più in forma degli azzurri. Combatte, ma senza essere incisivo né nelle fughe, né nei dribbling, né nei cambi di passo. Maggio non è la furia che imperversa sull’out destro. De Sanctis ha creato ansia in occasione di alcuni rinvii. Yebda e Sosa hanno bisogno di un po’ di tempo per entrare nei meccanismi della squadra e, soprattutto, non hanno il passo e il ritmo che Mazzarri richiede a chi manda in campo…
Le motivazioni. Non credo che la squadra abbia deciso di snobbare l’Europa League. L’ha fortemente voluta nello scorso campionato, deve ora battersi come hanno giustamente chiesto i tifosi della curva A: “Anni di battaglie e fatica. Ci siamo ritornati. L’Europa non sia una comparsa. Viviamola da protagonisti”. A giudicare da quanto si è visto all’esordio, gli azzurri hanno recitato il ruolo di comparse neanche tanto… preparate.
PREGI, ALIBI, RIFLESSIONI. Quali possono essere gli alibi del Napoli in questo avvio di stagione dove il gioco non è più quello dello scorso torneo, dove i risultati, sempre fondamentali quando poi si va a giudicare, stanno venendo un po’ meno?
Il pallone. “Incontrollabile”. Paolo Cannavaro ha detto nel post-partita quanto era apparso evidente già dagli spalti durante il corso del match. “Quando tutti i calciatori hanno difficoltà a controllare la palla, qualche problema evidentemente esiste. Quelli che fanno certi palloni dovrebbero pensarci”, ha aggiunto il capitano a proposito del pallone ufficiale dell’Europa League, prodotto dall’Adidas. Questa l’unica ragione dei tanti passaggi e assist falliti? Ovvero, un po’ come era accaduto al Mondiale in Sudafrica con lo Jabulani che spesso aveva tratto in inganno anche calciatori esperti e bravi. Dunque, non si può dare la colpa al pallone (con il quale il Napoli, tra l’altro, si è allenato a Castelvolturno) per l’infelice prestazione, però, questo pallone ha contribuito a rendere ancora più insicuri vecchi e nuovi azzurri. Proprio come gli azzurri di Lippi al Mondiale.
Il dopo-Mondiali. Non è la prima volta che il rendimento di club in Italia risente del dopo-Mondiale. Calciatori che non hanno riposato a sufficienza, ma sono stati costretti a riprendere l’attività; calciatori che non hanno potuto svolgere la preparazione estiva con i compagni.
Troppi impegni. Tante, troppe le partite delle squadre di club ed anche delle Nazionali che costringono i calciatori a non fermarsi mai. Con notevole stress psicofisico. Per quanto siano giovani, non sono macchine. E la storia insegna che anche le macchine accusano colpi a vuoto. Un esempio? La Ferrari, la splendida Ferrari. A volte i calciatori sono costretti a restare lontani dal club di appartenenza anche per dieci giorni senza neanche avere la gioia di fare un’apparizione in Nazionale. Ovvero, convocazioni inutili.
Le italiane nel post-mondiale. Tutte le big italiane stanno facendo fatica ad entrare in forma. In Italia ed anche quando si esibiscono in Europa. In Champions ha vinto solo il Milan, l’Inter ha pareggiato e la Roma ha perso; in Europa League tre pareggi (Napoli. Juventus e Sampdoria) e una sconfitta (Palermo).
Caos in altri club. Rapporti già tesi, tesissimi in vari club. Tre su tutti: Roma (diversità di idee e faccia a faccia tra Ranieri e Totti); Palermo (furioso Zamparini contro Rossi: “L’allenatore è nel pallone”); Genoa (accuse di Preziosi a Gasperini). E in tanti avevano detto che queste tre società avevano fatto un calciomercato migliore di quello del Napoli.
Il gioco. Cannavaro e gli altri non possono aver dimenticato come si gioca, tutto quanto insegnato loro da Mazzarri. Nè Mazzarri è meno motivato, grintoso e preparato rispetto alla scorsa stagione. Anzi.
La bontà degli acquisti. Ritengo sia prematuro parlarne, discuterli. Diamo il tempo a Mazzarri di inserirli ed a loro di ambientarsi. Non tutti sono fenomeni e, poi, ricordiamo che anche Maradona (Napoli) e Platini (Juventus) ebbero bisogno di un bel periodo per capire il calcio italiano, per rendere al meglio.
La speranza. Mazzarri riesca a individuare i perché di certe disattenzioni, di alcune ingenuità (soprattutto in difesa) e riesca a ridare alla squadra il necessario, indispensabile equilibrio. Troppo presto, però, per fare drammi.