Il gioco del calcio e il Napoli sono vittime

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“Chi comanda allo stadio. Lo Stato non argina il potere ultrà. E sono polemiche”. E’ il titolo de La Gazzetta dello Sport” di stamane. Il quotidiano sportivo, come hanno fatto un po’ tutti i giornali, rielabora quanto purtroppo è avvenuto sabato sera prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. Lo fa con ampi e documentati servizi, lo fa anche e soprattutto riportando le dichiarazioni di tanti autorevoli esponenti delle Istituzioni, della vedova-Raciti, di personaggi più o meno coinvolti in questa ennesima tragedia del calcio, dove il gioco del calcio, a mio modesto avviso, è vittima e non colpevole. Perchè? Perché il gioco del calcio è solo un momento importante della nostra vita, ma certamente tutto non ruota attorno al calcio. Il calcio subisce la violenza quotidiana che ha invaso la nostra vita, le nostre strade, una violenza con la quale, come altri mali, malesseri ed aberrazioni, ci siamo… abituati a convivere. E lo Stato? Da anni non interviene con autorevolezza, periodicamente si indigna, fa la casta Susanna. Quando c’è da prendere provvedimenti seri e definitivi, non c’è. Riporto alcune delle frasi che leggo sulla La Gazzetta dello Sport.
“Quanto è accaduto sabato sera a Roma è la dimostrazione dell’impotenza e della sconfitta dello Stato. Lo Stato era presente allo stadio: cosa ha fatto?”, dice in modo inequivocabile Marisa Grasso, vedova dell’ispettore Filippo Raciti, ucciso a Catania il 2 febbraio 2007.
“Genny ‘a carogna è la comoda scorciatoia, ma sono altri i responsabili dei disastri degli ultrà. Su tutti Giancarlo Abete: quali i risultati del suo lavoro? Perchè in Italia i vertici non hanno mai alcuna responsabilità nei fallimenti?”, chiede lo scrittore Roberto Saviano.
“Noi siamo dalla parte della divisa del marito, ci sentiamo tutti Raciti. Penso ad un giro di vite durissimo: il daspo a vita”, dichiara il ministro dell’Interno Angelino Alfano in un intervento su Rai1 con Massimo Giletti.
“Vergognosi e inaccettabili gli insulti territoriali dei tifosi fiorentini contri i napoletani”, osserva il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.
“Stadio sequestrato dagli ultrà con la Polizia impotente e i politici in tribuna d’onore, gente del calibro di Renzi. La Repubblica è morta, ma i suoi funerali sono indegni, troppo imbarazzanti”, afferma Beppe Grillo.
“Approfondiremo il rapporto tra tifoserie e criminalità organizzata”, fa sapere Rosy Bindi, presidente dell’antimafia.
“Lo Stato che si indigna è retorica, mentre contiamo nuovi feriti tra le forze dell’ordine. In tutto questo il capo della Polizia dov’è? Forse assente perché non ci sono agenti da definire cretini”, dice Franco Maccari, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp riferendosi alla censura “è un cretino” sul comportamento del poliziotto che aveva calpestato una manifestante nel corteo dei centri sociali di tre settimana fa.
“Ci preme sottolineare come il rappresentante della tifoseria della curva, ripetutamente inquadrato in video, abbia interloquito con Hamsik e i tutori dell’ordine con calma e rispetto, senza minacce e provocazioni e non c’è stata nessuna trattativa con la Digos sull’opportunità di giocare o meno la partita. La preoccupazione era per le reali condizioni del tifoso ferito ed è stato semplicemente comunicato che la curva non avrebbe esposto coreografie o tifato per rispetto di chi stava soffrendo”, è il testo del comunicato degli ultrà diffuso ieri a Napoli.
Da quanto mi risulta non c’è mai stata una trattativa con i tifosi per la disputa della finale di Coppa Italia. Il colloquio di Hamsik con un rappresentante della tifoseria si è svolto sotto il coordinamento delle forze dell’ordine. E’ servito solo a titolo informativo: un consiglio a restare calmi, a dare notizie sulle condizioni del ferito. Tutto qui. Non a caso, sulla trattativa presunta o tale, è intervenuto anche il pm Antonello Ardituro: “In quel momento trattare con gli ultrà è stata la scelta migliore. Il problema è che non bisognava arrivare a quel momento”.
Ciò premesso, si sta facendo un can can incredibile sulle diverse versioni della presunta trattativa. C’è stata, non c’è stata?
Non c’è stata e lo dicono chiaramente il Questore di Roma, il Napoli e lo si legge anche nel comunicato degli ultrà. Ma anche se ci fosse stata, ritengo che sia almeno discutibile scandalizzarsi. O meglio: giusto scandalizzarsi se vivessimo in uno Stato non abituato a confrontarsi, a non avere mai avuto collusioni con la deliquenza organizzata o meno. Ma trovo che sia almeno strano indignarsi ogni tre-quattro-sei o dodici mesi, in occasioni gravissime come quella di Roma solo perché il gioco del calcio è una cassa di risonanza abnorme, solo perché il tutto avviene inquadrato dalle telecamere. Ma c’è dell’altro: lo Stato, da anni, sembra essersi arreso. Ogni giorno in occasioni di delitti, di atti delinquenziali di varia origine. L’indignazione delle Istituzioni la registriamo solo quando succede qualcosa di grave, di gravissimo come quanto accaduto a Roma, di un delitto legato al mondo del calcio.
Nè basta dire “se il calcio è questo, chiudiamolo”. No, sia perché dovremmo “chiudere” tanti altri momenti della nostra vita bagnati dal sangue, in cui si registrano infiltrazioni malavitose, in cui registriamo che, come denunciano decine di film e di fiction mafia, ndrangheta e camorra dettano legge; sia perché il gioco del calcio e il Napoli,  in questo caso, sono vittime di quanto è accaduto lontano dall’Olimpico. E’ la vita di tutti i giorni che è diventata sempre più violenta, ma le Istituzioni se ne accorgono e minacciano di intervenire solo quando il caso è grave, è sotto gli occhi delle telecamere ed entra nella sfera calcistica.  “Ma ci facciano il piacere”, direbbe l’immenso Totò.