Giuseppe Galderisi parla a Forza Napoli Sempre: “Spero che non mi tocchino Osimhen che nel campionato italiano mi diverte. Hojlund mi piace tantissimo. Certo il Napoli con De Laurentiis si muove benissimo, regali non ce ne sono, è uno di quei presidenti che si fa rispettare in tutto e per tutto e credo che Osimhen andrà via per una cifra alla quale non puoi dire di no. Secondo me De Laurentiis si sta guardando intorno e Hojlund è un giocatore dalla prospettiva incredibile, veramente forte. Il Napoli il prossimo anno ha un compito arduo. Vincere lo scudetto è difficile ma l’anno dopo è quello più difficile di tutti perché devi riconfermarti e consolidare quello che hai costruito. Quindi, anche se perde grandi campioni, il Napoli deve rinforzarsi e bene visto che il presidente ha detto di voler arrivare almeno in finale di Champions. Il Napoli del futuro potrebbe essere quello di Kvaratskhelia se andasse via Osimhen. Il georgiano ha fatto cose strepitose, ha cambiato tante partite, ha dato sempre un’altissima continuità nella qualità del gioco, nella dinamicità ma alla fine ci vuole chi fa i 25-30 gol per vincere. Al di là dei gol che ha segnato, Osimhen fa reparto da solo, è devastante. Infatti, nel periodo in cui il Napoli lo ha perso è venuto meno il suo peso lì davanti, dove si era fatto sentire. Il Napoli lo scorso anno lo guardavi perché ti divertivi, giocava un bel calcio. Ha divertito nel modo di esprimersi, nel palleggio, con i singoli giocatori. Devastanti e divertenti. Credo che Garcia si sia preso una bella gatta da pelare perché sostituire Spalletti ora non è facile e dunque chiunque avrebbe avuto gli stessi problemi. Garcia ha già avuto a che fare con il calcio italiano, sa gestire ambienti come Roma, sicuramente non facile. Credo che all’inizio non cambierà tutto. Pian piano sicuramente ci metterà del suo. Insomma, non saprei fare un paragone tra i due ma il 4-3-3 è quello. Quando ho allenato in Portogallo tutti giocavano col 4-3-3 ma era finto. Perché secondo me le catene esterne sono fondamentali nell’attaccare gli spazi, nel trovare l’ampiezza, nel creare la superiorità numerica sugli esterni. Secondo me, però, i giocatori che possono fare la differenza sono gli interni di centrocampo. Perché se hai giocatori dinamici e aggressivi è una cosa, ma se li hai dinamici e di qualità è diverso. Perché mettendo uno o due giocatori sotto la punta hai 5 giocatori davanti che a loro volta hanno la possibilità di giocare tra le linee, di giocare sulla profondità dell’attaccante – che anche nello spazio limitato riesce a trovare quei 10 m per attaccare la palla – e sugli esterni hai l’ampiezza che serve. Poi devi avere un giocatore davanti ai due centrali che sappia girare con qualità e velocità di pensiero la palla. E allora ti trovi sempre una superiorità numerica. Io credo che i due giocatori in mezzo al campo che sanno attaccare l’area o giocare tra le linee in base alle loro qualità danno i tempi di gioco col centrocampista basso per arrivare dove vogliono, o ampiezza o profondità tra le linee. Oltre i rigori bisogna avere in squadra chi tira punizioni, calci d’angolo, punizioni laterali, che possono diventare devastanti non tanto se prepari gli schemi ma se gli schemi vengono esaltati da chi calcia”.
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