VITTORIO RAIO
Fa riflettere il Napoli che coinvolge e travolge. Coinvolge per il suo gioco, per ampi tratti spumeggiante, spettacolare, irresistibile e travolge gli avversari: 3 gol alla Fiorentina, 6 al Wolfsburg tra andata e ritorno, 3 al Cagliari e 4 alla Sampdoria.
Fa riflettere il Napoli. Per il potenziale offensivo tra i migliori d’Europa, del mondo per la qualità dei singoli e per la quantità dei gol; per le carenze della fase difensiva: 39 gol incassati in campionato, gli stessi subiti alla fine dello scorso torneo; per quanto avrebbe potuto fare e non ha fatto in Champions (doppio confronto con il Bilbao) e in campionato per limiti caratteriali, di continuità, per problemi tecnico-tattici, per approcci sbagliati in varie partite.
A giudicare da quanto sta facendo la squadra di Benitez non era tanto malvagio (come ad alcuni fa comodo far credere) l’attuale organico. Non sarà da primo posto, ma neanche da fuori sùbito dalla Champions contro il Bilbao e da sesto posto in campionato dove gli azzurri erano precipitati prima dell’intervento esiziale di De Laurentiis. Perchè se il Napoli ha vinto e ha convinto più volte non l’ha sempre fatto in tante altre occasioni in Italia e in Europa contro avversari nettamente inferiori per qualità, per quotazioni, per ingaggi, per organici e, dulcis in fundo, potendo disporre di un allenatore, Benitez, tra i più titolati, i più quotati e tra i meglio pagati al mondo?
Tutto questo fa almeno riflettere. Su tutto quanto c’è da riflettere in vista di un futuro da programmare, da costruire, un futuro dove innanzitutto tutti remino nella stessa direzione.
PS. I fattacci di Torino seguono fattacci ancora più gravi: la morte di Spagnolo, la morte di Raciti, quella di Esposito. Ogni volta, al di là dei partiti, delle idee politiche, dei colori, abbiamo sentito qualcuno parlare di “tolleranza zero”. Buon ultimo Alfano dopo la morte di Ciro Esposito a Roma. Da anni sostengo che quell’affermazione “tolleranza zero” serve solo a riempirsi la bocca, a dare un titolo ai quotidiani del giorno dopo, a mostrare i muscoli di uno Stato che da anni ed anni si limita a registrare i danni e la propria inesistenza. Ieri, il titolo l’ha dettato ancora una volta Alfano: “Per i violenti nessuna clemenza”. Ma davvero crede in quello che dice e in quello che promette? Tornelli, daspo, curve chiuse, tessera del tifoso: palliativi ridicoli di chi decide per non decidere. Lo Stato da anni ed anni non c’è più. E non solo la domenica, negli stadi. Nell’ambito calcistico, infine, sono curioso di vedere cosa scriverà il giudice sportivo…