De Laurentiis: “Le istituzioni non mi aiutano. Il San Paolo? Ho paura di andare in bagno”

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Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, il sindaco Luigi De Magistris, il cardinale Crescenzio Sepe, il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti,  il governatore Vincenzo De Luca ed il presidente dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora hanno preso parte al Maschio Angioino ad un convegno sul tema del disagio giovanile ed il pericolo della devianza, organizzato nel trentennale della scomparsa di Eduardo De Filippo. “Spesso ci si dimentica che bisogna essere sempre imprenditori nella vita. Fare impresa significa educare”, ha esordito De Laurentiis. “Non mi interessa il fine economico, penso solamente all’economia di scala per riuscire nel mio intento. Vengo da una famiglia di Torre Annunziata, ricordo che davanti a uno stufato di ziti o di candele si risolvevano tutti i problemi e per questo sono ottimista. Se avessi vissuto la vita nell’ottica dei romani, sarei scappato immediatamente da Napoli visto che in questa città le istituzioni non ti aiutano”.

Sul grande Eduardo: “Da bambino lo frequentavo perché mio padre era in affari con lui. Quando Luca mi ha invitato a questo convegno, alla riflessione sul perché la politica è assente, ho subito colto l’occasione. Noi abbiamo un apparato burocratico macroscopico. Renzi cercherà di smantellarlo, perchè questi apparati bloccano tutto e, come dice Eduardo, il mondo cambia ma deve confrontarsi con leggi vecchie, piene di voglia di fare ma destinate a rimanere lettera morta perché nessuno le attua. Le commissioni che legiferano si passano la palla da una parte all’altra, scambiandosi favori. Speriamo che questo stato immobile diventi mobile, ho molta fiducia in Renzi: ha dato una ventata di gioventù. Il problema è che il 55% degli italiani non va a votare ed è gravissimo”.

Sulla ricostruzione del Napoli: “Voglio raccontare una storia. Vengo a Napoli, vado da un giudice fallimentare, verso 33 milioni e mi danno un pezzo di carta. In due anni, partendo dalla C1, ho sborsato altri 100 milioni. Dal nulla, siamo arrivati ad essere l’unica squadra italiana sempre presente in Europa da sei anni e la 15ma squadra più importante d’Europa. Mi vergogno quando il Bayern Monaco viene qui al San Paolo, ma io in questo stadio sono ospite. I tornelli li ho pagati io. Noi diciamo che siamo al novantesimo anno, ma questa squadra è nata nel 2004, altro che nel 1926. Il Napoli non esisteva più, questa squadra potevo anche chiamarla Partenope. Sono andato da Caldoro, ho chiesto i fondi europei per mettere a posto lo stadio e non l’ho visto più da allora. Ora abbiamo il nuovo presidente della regione che è molto in gamba. Ho bussato al sindaco di Pompei e di Ercolano perché lì c’è la circumvesuviana, volevo fare un’accademia. Volevo costruire dieci campi regolamentari, una scuola, un albergo, palestre, piscine. Avevo semplicemente chiesto di darmi il terreno. Volevo investire 8 milioni di euro. Non ho più visto neanche loro. Il privato è sempre più veloce della pubblica amministrazione, ma deve essere messo in condizione di lavorare. Gli italiani hanno la mano lunga, ma avrebbero potuto mettere dei supervisori a controllare il mio lavoro. Il San Paolo? Un cesso e continuo a chiamarlo cesso. Secondo voi perché voglio fare dieci campi da calcio? Perché voglio fare una accademy di 5000 ragazzi da far crescere con i miei allenatori. Tengo molto a riportarli non solo alla legalità, ma anche all’integrazione. Per i bambini è fondamentale fare tesoro delle parole di Eduardo”.

Ancora sul San Paolo: “Sono andato a vedere Soccavo, poi un altro grosso campo a Scampia. Premesso che lì c’è ancora di mezzo il Comune fino al 2019, ma c’è anche un soggetto che fa delle aste che chiede cifre non idonee e vi dico il perché: sa bene che soltanto il Napoli può investire su quel territorio. Non è così semplice trovare una soluzione per fare campi da calcio. Bisogna riflettere prima di parlare. Quando il sindaco dice che voglio investire solo 20 milioni nello stadio, voglio chiarire che i miei soldi si basano su lavori basilari da fare, in primis penserei a risolvere il problema delle stalattiti di escrementi. Io non devo dimostrare niente a nessuno, mi fanno ridere quando mi dicono che devo dimostrare di avere 20 milioni. Poi, io ho ne ho offerti 20 ma ci sono altri privati che farebbero arrivare la cifra a 50 milioni. Vorrei rendere Fuorigrotta una zona vivibile non solo ogni 15 giorni. Volevo mettere a disposizione i miei dottori per fare una clinica per la città e non mi è stato concesso. Da un giorno all’altro, mi posso anche stancare e ritirare l’offerta. Se la legge non funziona, andiamo da Renzi e gli chiediamo cosa dobbiamo fare per uscire da questo immobilismo. La mia parola è sacra, ho promesso al sindaco di fare la pista d’atletica da un’altra parte e gli farò anche nuove palestre al Collana. Vorrei fare anche una squadra femminile. Ammiro il sindaco perché anche lui ha i suoi problemi all’interno della giunta. Invece di contrastarci, dovremmo parlare. De Laurentiis vuole il bene della propria squadra. Voglio che quando compro un top player non mi vergogni di portarlo allo stadio. Alcuni si lamentano perché le mogli non possono andare in bagno a fare pipì. Da parte mia non vado mai in bagno al San Paolo, ho paura”.