Dino Celentano non c’è più. Se ne è andato nella notte tra il sabato e la domenica. Un male incurabile l’ha sconfitto. Lui, che è sempre stato un indomito lottatore, l’ultima partita della Sua intensa vita l’ha persa. A 74 anni si è arreso.
Se ne è andato nella notte tra il sabato e la domenica, una notte durante la quale Lui quando era dirigente del Napoli, negli anni più belli della storia del club partenopeo, dormiva poco o niente. Amava il Napoli e le vigilie delle gare le viveva come un calciatore. Sentiva la partita, si avvicinava all’orario del fischio di inizio con lo stato d’animo di chi deve andare in campo.
Se ne è andato un gentiluomo di stampo antico. Se è a volte questa definizione viene adoperata anche in modo esagerato, questa volte non è così. Dino era un gentiluomo come pochi: oggi, si fa fatica a individuarne. Sempre buono con tutti, raramente una parola sopra le righe. Era uno dei dirigenti di cui Ferlaino maggiormente si fidava. Non a caso, Celentano accompagnò Antonio Juliano nella difficile ed intricata trattativa in Spagna per portare Maradona al Napoli. Fu lunga ed estenuante, ma Antonio e Dino non arretrarono di un passo dinanzi ai no del Barcellona, del vicepresidente Gaspart. La loro caparbietà, alla fine, ebbe la meglio e il 5 luglio del 1984, Diego Maradona fu festeggiato da sessantamila tifosi al San Paolo.
Dino, quel giorno, vinse una delle battaglie più belle della sua vita di tifoso sfegatato del Napoli. Da uomo ne aveva vinte e ne avrebbe vinte tantissime altre a livello familiare e professionale. Anche Maradona oggi piange l’amico Dino dopo aver perso l’adorato papà, Don Diego, il Chitoro, pochi giorni fa.
Dino amava lavorare molto ed apparire poco. Dovetti parlargli per giorni e giorni per convincerlo ad essere ospite negli studi di Radio Marte per raccontare la sua vita nel Napoli. Alla fine accettò, raccontò molti aneddoti, ma parlò molto di Ferlaino, di Bianchi, di Juliano, di Maradona, poco di se stesso, dei meriti incontrovertibili che aveva. Era fatto così, era una persona speciale.
Oggi, saranno in tanti a dargli l’ultimo saluto. Semplice il perché: la sua principale virtù era quella di farsi voler bene. Da tutti. Ciao, Dino.