Chi non è sereno si accomodi in tribuna

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VITTORIO RAIO

Alla fine del primo tempo a Pescara il Napoli era sotto di due gol, ma più del punteggio ero preoccupatissimo per il modo in cui il Napoli aveva giocato. Non era stato il solito Napoli, era apparso lento, abulico, prevedibile. Era apparso come svuotato nel fisico e nella mente. Spesso in balìa di un avversario che senza strafare, gli creava gravi problemi a centrocampo e in difesa, tagliata a fetta, anticipata nei tempi, aggredita e mortificata. Cosa stava capitando al Napoli? Colpa delle scelte tecniche di Sarri? Certamente no in quanto l’allenatore, nonostante abbia tutti i giorni sotto controllo i calciatori e tasti loro forma e umori, mai avrebbe potuto immaginare che alcuni dei suoi sarebbero scesi in campo già stanchi e con la testa altrove facendo mancare alla squadra il loro apporto, determinando in negativo anche altrui prestazioni. E non si può giocare in sei-sette contro undici.
E’ vero, da giorni si parla di possibili partenze, di contratti da ridiscutere (meglio definirli al più presto), ma quando sei un professionista non puoi essere schiavo dei tuoi umori, dei tuoi pensieri. Hai doveri e maglia da rispettare.
Il problema, secondo me, è stato che per alcuni undicesimi il Napoli non è sceso in campo o lo ha fatto solo come figure che si sono mosse sul terreno di gioco senza la solita organizzazione figlia di determinazione, concentrazione, aggressività, tutti per uno uno per tutti, squadra corta, pressing asfissiante, verticalizzazioni… Senza il credo di Sarri. La sensazione che ho avuto? Ci sono altri Higuain che sono stati con il corpo a Pescara, ma con la testa altrove. Dove? Su altri campi, in altri club. Solo così si può giustificare un primo tempo lento, prevedibile, passaggi e passaggetti solo lontani nipoti di quelli che da oltre un anno impensieriscono le difese avversarie. Se il Napoli va in campo con almeno quattro-cinque elementi che non girano al massimo, che appaiono distratti, poco concentrati e incisivi, che giocano con disinvoltura, il risultato non può essere che uno soltanto. Un volenteroso, veloce e spavaldo Pescara ti mette in difficoltà al di là dei due gol che ti rifila… Ti ridicolizza, ti mortifica, ti induce se non altro a fare riflessioni, amare riflessioni.
Dopo pochi minuti dall’inizio della ripresa è stato sufficiente l’ingresso in campo di uno scatenato Mertens (lo sa che è bravo, inutile sottolinearlo) e di un più presente e dinamico Milik per vedere un Napoli meno arrendevole, in balìa del Pescara. MI è piaciuto Mertens non tanto per i due gol, comunque importantissimi, quanto per la voglia sùbito dimostrata quando ha dato la carica ai compagni all’ingresso in campo, quando è andato su ogni pallone, quando ha fatto capire a qualcuno che puoi anche perdere, ma almeno te la devi giocare con rabbia, tanta rabbia, tanto agonismo, tanta concentrazione su ogni pallone. Se sei sciatto, come contro l’Hertha Berlino per primi venti minuti, vai in difficoltà. E il Pescara ha fatto il Napoli…
Mertens e Milik, e poi Zielinski, hanno ridato al Napoli il volto di sempre, gli hanno restituito smalto e dinamismo che sembravano smarriti. Al di là dell’assenza di Higuain, comunque importantissima (inutile negarlo), gli azzurri hanno finalmente mostrato il volto e l’assetto che Sarri pretende dal Napoli. Ecco perchè in vista del match di sabato sera al San Paolo contro il Milan il Napoli va “curato” soprattutto nella testa di alcuni dei suoi calciatori. Di quelli che non hanno giocato come sanno e come possono: Koulibaly, Insigne, Albiol, Gabbiadini, Valdifiori… Chi non è sereno mentalmente si accomodi in tribuna. Dentro o fuori. Per il bene del Napoli