Fa bene il Napoli a non drammatizzare per la sconfitta a Roma. Anzi, fa benissimo anche perché la classifica è buona (Napoli comunque tra le prime tre del torneo) e i numeri depongono a favore di Benitez e dei suoi calciatori. Tra l’altro, non va trascurato che lo stop all’Olimpico è scaturito da due calci piazzati (uno derivante da un errore dell’arbitro non immune anche da altre colpe: quanto tempo ha perso e ha consentito che la Roma perdesse!) e che le vere palle-gol le ha avute e le ha sbagliate il Napoli con Pandev e Insigne. Tre pali: non capita spesso. Ma anche in questo caso, dopo gli sfoghi immediati per le occasioni banalmente sprecate, va ricordato: se il divino Maradona, il più grande di tutti e di tutti i tempi, fallì un rigore a Tolosa, può capitare a calciatori… umani di colpire male il pallone, di sbagliare.
Il percorso in campionato è ancora lungo, lunghissimo e quindi non c’è nulla di definito e di definitivo. Inoltre, gli azzurri avranno la doppia possibilità di rifarsi in tempi brevissimi: martedì sera in Champions contro i francesi del Marsiglia e domenica ad ora di pranzo contro il Torino al San Paolo. Occasioni da capitalizzare, altrimenti dovremo mettere in discussione tanti aspetti.
Ciò debitamente premesso, varie osservazioni vanno fatte su alcuni casi che, nell’esclusivo interesse del Napoli, non possono non far riflettere.
Caso-difesa. Prima dell’avvio del campionato temevo che Benitez avrebbe avuto problemi ad amalgamare la squadra considerando i tanti innesti. Riconosco al tecnico di aver dato in tempi brevi un gioco alla squadra. Un grande merito. Va anche detto, però, che nonostante i pochi gol incassati, la difesa resta il tallone d’Achille in quanto commette troppi errori in ogni gara e solo grazie agli avversari Reina riesce a cavarsela senza eccessivi danni. Due ultimi esempi, a Roma: al 15′ del primo tempo, De Rossi riesce ad anticipare di testa in area Britos e fallisce di poco il gol; al 16′ Britos si fa tagliare e Pjanic e Gervinho non riescono a confezionare la ghiotta occasione. Errori esiziali del titolarissimo Britos che si sommano ad altri precedenti e che appaiono meno evidenti di quelli di Cannavaro (ma non dimentichiamo Chievo-Napoli) solo perché gli avversari non segnano. Per me il Napoli avrebbe avuto bisogno di almeno un altro forte difensore e di un centrocampista alla Behrami a protezione del reparto difensivo da perfezionare: concetto espresso già a luglio scorso, pubblicamente e… privatamente, ricordando che Behrami è bravissimo, ma non è inesauribile. Inoltre, per il suo tipo di gioco è soggetto ad ammonizioni. I fatti, purtroppo, mi stanno dando ragione. I difensori diventeranno due ove mai Cannavaro dovesse andare via come sembra oramai inevitabile. Sapendo della considerazione che Benitez ha di Cannavaro e conoscendo Paolo, il difensore andava ceduto in estate. Inoltre, pongo un interrogativo: quanto reggerà Albiol? Una statistica fa notare che lo spagnolo sinora ha giocato 847 minuti (2558, nel 2012-13, nell’intera stagione al Real Madrid).
Caso-Cannavaro. Da un po’ assisto al tiro al piccione e il piccione è Cannavaro. Paolo non è immune da colpe, è bene premetterlo sùbito onde evitare che qualcuno possa chiosare o possa misurare gli altri con il proprio metro sporco. Ma qualche osservazione va fatta: per i meriti precedenti del capitano spesso nel mirino di contestatori e di dubbi opinionisti; perché chi va in campo ha il… diritto di sbagliare. Non a caso, ho ricordato che anche l’immenso, ineguagliabile Maradona fallì un rigore. Si dirà: ma Cannavaro ultimamente sta sbagliando troppo. Osservazioni: 1) all’Olimpico è entrato in campo senza far riscaldamento; 2) ha commesso un fallo al limite dell’area come ne vengono commessi decine e decine in ogni gara (bravo poi Pjanic a sfruttare il tiro da fermo, tiri che sempre più risolvono gare come quelle tra Roma e Napoli dove la Roma non meritava di vincere) ; 3) provate a trasferire il momento di Cannavaro nel vostro impegno quotidiano: avete un datore di lavoro che pubblicamente vi loda, ma nei fatti vi boccia: prima di arrivare, quando vi toglie posto e fascia e quando vi usa solo per alcuni minuti. Per forte che possiate essere, per bene che possiate essere pagato, il vostro morale certamente non è alle stelle. Se sbaglia Pandev, esperto, ben pagato e con il morale alto, perchè non può sbagliare anche Cannavaro? Dunque, senza essere Franco Baresi o Fabio Cannavaro, anche a Paolo può capitare di rendere al di sotto delle proprie possibilità. Dovrebbe provare a far ricredere Benitez? Giusto, ma è più facile dirlo che farlo. Riflettete su cosa fareste voi al posto di Paolo e su quanto rendereste in certe condizioni nelle vostre attività. Non sono buonista, ma solo realista.
Caso-Hamsik. Partenza stratosferica per Marek. L’ho sempre definito, da anni, l’uomo giusto al posto giusto. E Marek spesso si è trovato al posto giusto nel momento giusto, realizzando gol importanti per sè e per il Napoli. La stagione per lui era iniziata in modo splendido. Poi, improvvisamente la luce, fisica e mentale, si è spenta. Senza un evidente perché. Quali le cause: l’eliminazione della Slovacchia dal mondiale e il veder svanire un sogno bellissimo? Una preparazione che l’ha portato ad essere smagliante in avvio e pian pianino a spegnersi sino a vagare per il campo? Hamsik, più di Cannavaro, è un caso. Da risolvere al più presto. Il Napoli non può fare a meno delle sue stelle-H2: Hamsik e Higuain. Chi di dovere ha il sacrosanto dovere di salvaguardare gli onerosi investimenti di De Laurentiis e di dargli le giuste dritte su dove e quando intervenire al mercato. Il presidente ha speso una cifra importante e sarebbe stato prontissimo ad investire ulteriormente se solo gli fosse stato richiesto.
Caso-Higuain. Innanzitutto alcuni dati statistici: sinora, il bomber nel Napoli ha giocato 616 minuti. Nella scorsa stagione al Real Madrid, andò in campo per 2685 minuti rispetto ai 4223 di Cavani nel Napoli. Ciò premesso, Higuain sta bene o non sta bene? A giudicare dal fatto che è stato portato in panchina e che poi è stato mandato in campo a Roma, si deve dire che sta bene. Non si porta in panchina un calciatore che non sta bene. O no? Al limite si utilizza qualcuno a gara iniziata solo se non ha nelle gambe i novanta minuti. Nel caso di Higuain è diverso e da un bel po’ di tempo: non gioca, va in tribuna, si allena e bene (lo ha detto Benitez anche alla vigilia di Roma-Napoli), ma poi o non gioca o se va in campo è solo l’ombra di se stesso. Dunque? Va preso atto che non sta bene. Basta vedere come correva all’Olimpico: imbarazzante. E se non sta bene non basta dire che è clinicamente guarito: perché si tende a minimizzare il tutto (e non è la prima volta che capita) e si porta in panchina chi avrebbe bisogno di star fermo? Si potrà obiettare: è una questione di soglia del dolore che non è eguale per tutti gli uomini. Bene, anzi male. In tal caso, il diesse dovrebbe sapere certe cose quando fa un acquisto da 41 milioni e il calciatore non è uno sconosciuto; il tecnico dovrebbe sapere che è inutile mandare in campo un atleta (dichiarato utilizzabile dallo staff sanitario) che ha una sopportazione minima del dolore magari anche perché Gonzalo è memore di un precedente malanno. Non è una questione di essere coniglio, è una questione umana, dunque Higuain sotto questo profilo va ampiamente compreso. Certe scelte, invece, non possono e non devono essere comprese. Ribadisco: se Higuain non gioca in Roma-Napoli dall’inizio è perché non sta bene (follia avere uno come lui e non utilizzarlo!) e se non sta bene non lo si porta prima in panchina e poi lo si manda in campo a venti minuti dalla fine esponendolo ad una figuraccia. E non mi soffermo sull’infortunio di Zuniga e sul rinnovo del suo contratto. C’è da prendere atto che nel Napoli ci sono altri… Fassone.