Bigon: "Nessun complotto arbitrale. Il problema è l'uniformità di giudizio"

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Nessun complotto ai danni del Napoli. In calce la firma del direttore sportivo Riccardo Bigon che allontana a Marte Sport Live gli ‘strani pensieri’ che stanno agitando i tifosi. Linea soft per stemperare le tensioni: “La settimana prima di Udine, la questione arbitri è stata solamente accennata e s’è creato un clima surreale secondo il quale noi siamo quelli che piangono e si lamentano”. Necessaria, insomma, chiarire la strategia della società: “Ne ho parlato a lungo con il presidente De Laurentiis e abbiamo condiviso la strada da seguire. Non presentiamo né dossier, né ricostruzioni”. L’idea è tanto semplice quanto chiara: “Non credo alla possibilità di un piano ordito ai nostri danni per impedire la nostra crescita in classifica. Lo dico in maniera molto tranquilla perché conosco il designatore Collina e il presidente Nicchi. Sono professionisti e lavorano in maniera ineccepibile”. Ma la giornataccia di Udine resta. E non è un caso isolato. “E’ un dato di fatto che ci sono stati episodi negativi che ci hanno condizionato”. Il Napoli ha perso dei punti: “Sicuramente, almeno 5-6 e nessuno ce li restituirà al termine della stagione. Ma ho la certezza che sia accaduto per un momento di sfortuna oppure per poca forma dei direttori di gara”. Damato lo era senz’altro: “La partita di domenica ha dimostrato che undici contro undici avremmo vinto, dieci contro undici abbiamo sfiorato il colpaccio. Abbiamo dimostrato forza interiore e un’identità consolidata. Se Pazienza non avesse preso il palo, parleremmo di altro. Qualche svista – però – c’è stata”. Più di una. Il rigore, l’espulsione di Maggio (“è un esempio di fair play”) e il mancato rosso a Lukovic: “E’ stato ammonito Inler per sbaglio”. Bigon puntualizza anche sul suo allontanamento: “Mi scuso, non mi era mai accaduto. Però voglio dire che non è stato l’atteggiamento di una persona inesperta, ho letto da qualche parte che la panchina – intesa come i suoi collaboratori – di Mourinho è la più squalificata d’Italia perché interloquiscono molto durante la partita. Anche lui fa così, ma l’atteggiamento nei suoi confronti è diverso perché s’è meritato considerazione e ha maggiore autorevolezza. E’ anche normale che spesso con lui ci si comporti in maniera diversa, questo lo dico solo per ribadire che il mio non è stato un gesto sconsiderato, ma un intervento che ritenevo opportuno fare. Non ho offeso nessuno, mi sono rivolto all’arbitro con una certa foga in un momento delicato della partita. Ho sbagliato i toni e pago. Abbiamo perso la partita per una serie di circostanze, tra le quali una serie di errori dell’arbitro”. Neanche il computo dei rigori (3 nelle ultime 4 partite) torna: “Tranne il Genoa, non ne abbiamo subito nessuno clamoroso”. Il problema, insomma, è un altro: “E’ l’uniformità di giudizio, gli episodi non si giudicano alla stessa maniera. E’ il nocciolo della questione”. Bigon auspica un clima diverso: “Mi piacerebbe sentire la voce degli arbitri, magari non come interviste nel dopo partita, ma con un’analisi sul sito ufficiale per capire determinate decisioni avvicinando così tutte le componenti”. Il diesse rassicura con forza la gente: “Nel mondo del calcio, il Napoli c’è e si fa sentire. Venerdì il presidente è stato in Lega tutta la giornata”. Si va avanti, insomma: “Chiariamo un altro concetto. Il Napoli non cerca alibi o giustificazioni, noi vogliamo concentrarci sui risultati che stiamo ottenendo per conquistare il massimo possibile”. I tifosi stanno pensando ad alcune iniziative, la panolada oppure la maschera di Collina: “Come Napoli, non posso certo appoggiare ufficialmente queste forme di protesta. Certo, se la gente sventola un fazzoletto bianco, ci può stare. L’importante è non eccedere. Gli incidenti del Friuli non c’entrano con i nostri appassionati. Bisogna isolare i facinorosi. Concentriamoci unicamente sulla partita con l’Inter”. Può tornare Lavezzi: “Ci è mancato, gli abbiamo anche rinnovato il contratto. Chiaro che è per noi è fondamentale”. Chiusura sul mercato: “Abbiamo sfoltito la rosa come dovevamo fare. Abbiamo accontentati anche alcuni giocatori che volevano maggiore spazio. E’ andato via pure De Zerbi, lo voglio ringraziare perché ha accettato una soluzione come quella del Cluji. Dossena? Era quello che ci serviva. Per il resto abbiamo una nostra strategia come società che non cambiamo. Il mancato arrivo di un attaccante? Ma chi prendevamo? Noi abbiamo Denis, Quagliarella e Lavezzi, poi c’è Hoffer che poteva tornare soltanto al Rapid Vienna e non l’ha voluto. E poi chi va in panchina? Non siamo a metà classifica, siamo lì e la squadra sta facendo bene. Pandev? Andate a vedere quanto guadagna. Noi non siamo in competizione con Inter, Juve, Mllan e Roma per quanto riguarda gli ingaggi. Il nostro livello è Palermo, Sampdoria, Udinese e in parte Fiorentina. Restiamo coi piedi per terra, stiamo cercando di fare di più, ma non dimentichiamo la nostra base di partenza”.
(p.t.)