Maurizio Improta, presidente dell’Osservatorio, parla a Marte Sport Live: “Il probabile divieto di trasferta per i tifosi del Napoli a Monza è derivato una valutazione della questura di Monza sulla base dei precedenti incontri. I problemi che sono sorti in quelle occasioni sono stati esasperati dagli ultimi comportamenti di Bologna che certamente non lasciano presagire nulla di buono. Sulla trasferta di Lecce non mi esprimo perché noi trattiamo partita per partita e affrontiamo le valutazioni delle questure che ricevono queste tifoserie. Questo vale per tutti gli incontri di Serie A, Serie B e Serie C. Certamente sulla base dell’esperienza pregressa e degli incidenti che ci sono stati e comunque di criticità registrate in altre occasioni, è chiaro che la questura si fa portavoce di una preoccupazione fondata. I tifosi del Napoli hanno il primato di divieto di trasferte? Purtroppo questo è l’unico strumento di cui noi disponiamo al di là dei Daspo che non consentono ai soggetti denunciati di accedere allo stadio, sempre che poi non vadano ad aggiungersi agli spettatori paganti forzando i tornelli. E’ l’unico strumento per consentire uno svolgimento tranquillo dell’incontro di calcio. Per il resto le regole ci sono tutte, non ci sono norme nuove da fare, vanno solo rispettate. Il Napoli, come altre società, ha preso le distanze da certi facinorosi, non possiamo attribuire a queste società responsabilità, ma certamente le attribuiamo alla mancanza di senso civico e alla sensazione o percezione di impunità che questi signori pensano di avere. A che servono tornelli, biglietti nominativi e tessere del tifoso? Davvero si pensa che le persone che comprano il biglietto e che hanno la tessera si mettono il cappuccio e per entrare forzano i tornelli? Non sono perbene e civili coloro che alla partenza già pensano di nascondere le targhe delle proprie vetture, coloro che travisano il proprio volto, quelli che accedono allo stadio forzando i tornelli entrando insieme alle persone normali, non essendo in possesso di biglietti nominativi, evidentemente. E’ un problema di civiltà, che riguarda tutti, nessun escluso. E non è possibile che un incontro sportivo, che può essere una partita di calcio, che può essere una partita di basket, e ormai anche nell’hockey su ghiaccio, registriamo situazioni del genere, quelle in cui si arriva ad usare la violenza. Un tempo quando ero ragazzino c’erano gli sfottò, c’erano i caroselli, ma mai nessuno ha messo mano ad armi improprie, o a coltelli, o a cose di questo tipo. Per questo noi facciamo quello che ci è consentito, quello che la legge ci consente. Poi si possono fare i ricorsi, si vincono e si perdono. Per esempio poco fa il Tar del Piemonte ha respinto il ricorso del Lecce contro il divieto di trasferta dei tifosi stabilito dalla Prefettura di Torino. Sono molto napoletano e amo la mia città, amo i miei colori. E proprio per questo poi soffro, mi intristisco, mi dispiace, ma d’altra parte non possiamo usare due versi e due misure. Questi ragazzi, definiamoli così, accettino le regole e vadano serenamente a vedere le partite, non c’è motivo di perpetrare violenza. Anche perché in questo modo non si danno più punti alla squadra, anzi, si crea un malessere intorno. Non è un segreto che sono tifoso del Napoli: fin da ragazzino, grazie alla passione che mi ha trasmesso mio padre, seguivo la squa

foto ufficio stampa provincia autonoma trento
dra. A 13 anni andavo da solo a San Paolo. Ho visto tutti gli anni di Maradona, mai ho assistito a scene di violenza, anche nel corso della famosa partita di Perugia che ci fece perdere lo scudetto molti anni fa”